Luigi Lombardi, racconta emozionato la storia della madre Silvia Miano, figura determinante nel successo della Pizzeria Lombardi.
La storia ha un fascino arbitrario. E’ figlia di chi scrive ed è inevitabilmente condizionata dal pensiero dell’autore, che non sempre è in buona fede. Ne deriva che la ricerca della verità diventa frutto di interpretazioni e ricordi sfocati che difficilmente poi si riesce ad unire in modo univoco e chiaro.
Oggi decido di inaugurare questo mio piccolo spazio. Dopo 40 anni di attività insieme a mio fratello Ferdinando, ho sentito il forte bisogno di raccontare la verità della mia famiglia. E’ un bisogno che non so spiegare. Un esigenza forte di comunicare il valore semplice del nostro lavoro. Un eredità che ho l’orgoglio e la fortuna di rivedere in mio figlio Enrico Lombardi e mio nipote Carlo Alberto Lombardi, che con passione portano avanti la quinta generazione della nostra famiglia.
Inizio col parlare di mia madre, una madre che non è mai stata solo mia. Ho dalla nascita avuto l’obbligo di condividerla con gli altri, con tutto il quartiere. Rispettata e riverita ad ogni suo passaggio, anche di notte quando il buio consiglia cattivi pensieri.
Silvia Miano si chiamava. Nata a Napoli il primo gennaio del 1923, giorno che le ha donato lo determinazione di chi è ad inizio di un opera ed ha tutto il tempo di arrivare. Lo spirito dei nuovi propositi e della determinazione del principio. Questo mi fa ancora una volta pensare che nulla accade mai per caso.
Fu dichiarata però il 21/1/1923 per qualche errore burocratico. Fu una donna dal carattere forte, la “madre di tutti”.
Terzogenita di sette figli. Di una famiglia umile, residente ai quartieri spagnoli, precisamente nel Vico lungo San Matteo.
La madre, mia nonna Emilia, che di mestiere faceva la bidella in una scuola materna a Via Tribunali, affidava a sua mamma e a Silvia la cura dei suoi figli più piccoli, prima di recarsi a lavoro. Mia madre fin da giovane era solita prendersi cura dei fratelli e sorelle mentre portava avanti un piccolo commercio di alimentari. Mio nonno Ferdinando faceva il cocchiere per trasporti con cavalli e nello stesso tempo fittava quelle che un tempo venivano chiamate le “Carrettelle”.
Nel 1936 mia madre conobbe papà Enrico Lombardi, di famiglia benestante, figlio di quel Luigi Lombardi già proprietario dell’omonima e fruttuosa Pizzeria di Santa Chiara.
Quando parlo di mia madre, spesso ricorro ad un episodio per far comprendere la sua natura. Nel 1941 nacque Bruno Lontrato figlio di Concetta Lombardi la quale lasciò questo mondo subito dopo la gioia del parto a causa di un infezione creatasi in post-intervento. Questo bambino non ebbe vita facile: Non fu riconosciuto dal padre nonostante portasse il suo stesso cognome e fu appioppato a varie famiglie dei parenti ma nessuno voleva prendersene cura.
Il piccolo pargolo alla fine capitò sotto la cura di Silvia la quale si affezionò così tanto da prendersi l’affidamento nonostante fosse fidanzata con papà. Fu un gesto di umanità immenso che solo una grande donna come la mamma poteva fare.
Bruno era un bambino molto vivace e sveglio e lo si vedeva anno per anno in cui cresceva. Quando papà e mamma si sposarono, Bruno disturbava la cerimonia tirando continuamente il vestito da sposa della mamma dicendo: ”Quando andiamo via?”. Il prete indispettito interruppe la funzione chiedendo spiegazioni. Mamma spiegò la storia del bimbo e con grande amore si riuscì a portare in termine il matrimonio con il fatidico, si!
Nel 1947 Enrico dopo numerose incomprensioni con i fratelli e con il papà decise di spostarsi da Santa Chiara a Via Foria iniziando dal nulla la sua nuova avventura commerciale. Iniziò così una nuova pizzeria con la collaborazione e l’amore di mia madre Silvia, che anno dopo anno risultava sempre più brava e fondamentale per l’attività.
Fu una donna davvero instancabile che riusciva a trasmettere a tutti una grande energia ed entusiasmo lavorativo.
Purtroppo nel 1956 papà Enrico ebbe un gravissimo incidente con l’ impastatrice con gravissimi danni al suo braccio sinistro. Tutto ciò comportò il lungo calvario di mio padre da un lato e il lavoro a pieno regime per mia mamma che doveva portare avanti la pizzeria. Iniziava a lavorare alle sei del mattino e faceva ritorno a casa alle tre di notte. Via Foria si colorò di nuovi profumi. Alle sette erano pronte da mangiare le deliziose graffe, dalle 10 le pizzette fritte o al forno, frittatine, crocchè e arancini.
Mamma fu l’unica donna insieme alla moglie del proprietario della pizzeria Bellini a portare avanti un banco delle pizze con grandissimo successo. Tutto questo non rubò mai tempo al suo ruolo di mamma. Anzi ci seguiva più che mai instaurando un rapporto di rispetto ed amore immenso.
Era una donna bellissima, dolce ed eccezionale tanto da far innamorare tutti per il suo modo di fare.
Ancora oggi, a 35 anni dalla sua morte, i clienti storici della pizzeria passano per guardare la sua foto e ricordare qualche aneddoto divertente legato a lei.
Era voluta bene da tutti: dal delinquente di zona al ragazzino che oggi fa l’imprenditore. All’ epoca i ragazzini aiutavano mamma Silvia a pelare le patate per buscarsi una pizzetta o una deliziosa graffa.
Mia mamma era una persona eccezionale che continua a vivere nel mio cuore, in quello dei miei fratelli, sorelle e di molti napoletani. L’amore per la famiglia era interminabile e ricordo ancora mi moglie osservarla con ammirazione.
Io sono stato un uomo davvero fortunato. Nella mia vita ho avuto al mio fianco due donne straordinarie che ancora oggi sono il mio primo pensiero del giorno.
Quando sono in pizzeria e la giornata è commercialmente lenta ricordo sempre due cose che mi diceva sempre mia madre: “i soldi si contano solo sotto al lampione” o “in un’ ora Dio lavora”.
Il primo indicava che si dovevano tirare le somme solo alla chiusura ed il secondo diceva che in un’ ora si poteva risolvere la giornata lavorativa.
Mamma Silvia fu davvero eccezionale per ogni sua caratteristica tanto da guadagnarsi la stima di nonno Luigi il quale diceva che suo figlio Enrico era stato davvero fortunato ad avere lei come moglie. Nelle occasioni di festa mamma era sempre in prima linea, invitava a casa dalle 10 alle 20 persone, senza preoccuparsi delle quantità di cibo, perché amava ciò che faceva. Amava la famiglia.
La festa più importante era il Capodanno, dove mai nessuno di noi è mancato, ma non per salutare il nuovo anno. Non si voleva mancare perché si aveva la gioia di festeggiare il compleanno di Mamma Silvia, la MAMMA DI TUTTI.
Luigi Lombardi