Così come sto facendo da qualche settimana, con l’aiuto del nostro responsabile marketing Mirko Crosta, mi diverto a raccontare, con gli occhi di chi ha visto e vissuto, la storia della mia famiglia.

Credo e spero di raccontare nel modo migliore e con gli occhi della passione, momenti che non trovano spazio nei libri e nei comuni commenti, perché apparentemente poco interessanti, ma che, secondo me, hanno caratterizzato e caratterizzano la storia della mia famiglia.

Oggi continuo a parlare di mia madre e dei suoi gesti d’amore. Adoro farlo. 

Continuo a dire che per parlare di lei ci vorrebbero tanti libri, ma io mi limito solo ad alcuni fatti, ad alcuni aneddoti che spero possano rendere l’idea della donna che era.

Nell’articolo precedente di questa piccola rubrica  avevo raccontato di come mio padre si precluse il definitivo consacramento come pizzaiolo dopo l’incidente con la macchina della pasta.

Il suo sconforto fu tale da non voler fare più il pizzaiolo, ma di cercare di fare il custode dell’ospedale Cardarelli. Fu appunto mia mamma a convincerlo che non doveva, non per il lavoro, ma perchè era uno dei migliori e più bravi pizzaioli di Napoli e doveva combattere per ritrovare lo spirito giusto

Mia madre si sacrificò in pizzeria per portare avanti tutta l’attività e noi tutti siamo a lei grati per quello che abbiamo.

Oggi, però, voglio raccontarvi la storia della Parigina e di come si è inserita nella nostra famiglia.

No, non è la pizza tanto amata. Ma la stroia di una donna, che all’epoca che entro in casa nostra viveva nella più inimmaginabile miseria. Veniva chiamata la Parigina, per la sua eleganza, nonostante avesse un famoso passato da prostituta.

Mia madre, nella sua infinita bontà, decise di accoglierla in casa. Una casa che veniva definita dai cittadini del quartiere ” La casa del Buon Gesù, chi entra non ne esce più”.

La Parigina si inserì meravigliosamente nella nostra famiglia. Tutti le volevamo bene e diventò una seconda nonna per noi. Aveva un unico difetto però, fumava troppo e nonostante ciò, per dimostrarvi quanto amore c’era nella mia famiglia, mio padre (il più burbero) la sera al suo rientro le metteva le sigarette sul comodino, nonostante gli desse tremendamente fastidio.

Noi siamo cresciuti con lei e ci ha regalato tantissimo amore. Sopratutto dal momento dell’incidente di mio padre, quando mia madre era sempre impegnata nella pizzeria.

Quando dopo qualche anno la Parigina morì, mia madre volle seppellirla nella cappella di famiglia, accanto a nonna Emilia, sua madre.

Ancora oggi, quando penso alla Parigina, penso ad una mia nonna ed ho un ricordo di lei dolcissimo.

Un affettuoso saluto a tutti e grazie per il tempo che mi dedicate nel leggere queste mie parole.

Luigi Lombardi.